Suore streghe vibrazioni e preghiere

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Una volta ho conosciuto una suora. Una donna di media età, diciamo, non una ragazzina ma nemmeno una vecchia, aveva quell’età di mezzo indefinibile che tutti i religiosi possiedono.

Era una tipetta sempre vispa e indaffarata a mantenere attivo il suo oratorio, a organizzare la pesca di beneficenza, a cantare nelle case di riposo e riempirsi le tasche di caramelle per i piccini. Insomma si dava un sacco da fare per migliorare la sua comunità. Poi un giorno ha preso la decisione irrevocabile di entrare in un convento di clausura.

“Ma perché vuoi entrare in convento, tu aiuti così tante persone qui!”

“Sai Valentina, ho capito che con la preghiera ne posso aiutare molte di più”.

A me la sua risposta non ha mai convinto. Sarà che sono una donna molto concreta, anzi, la concretezza è un parametro da cui dipendono le mie giornate.

Oggi ho ripensato a lei e a quelle parole che all’epoca mi avevano sconcertato e ho trovato uno spiraglio di possibilità.  Non saprei definire cos’è la preghiera, se non un tentativo di noi esseri umani di entrare in contatto con qualcosa di più complesso, un Dio, un Universo, una Legge Cosmica. Qualcuno o qualcosa che dall’alto vede meglio la situazione e a cui possiamo dire: “ehi, ho un problema: mi dai una mano?

Ho osservato gli animali. Sono convinta che gli animali non preghino. Non ne hanno bisogno, loro sono sempre connessi con il qui e ora, vivono in un eterno presente pieno di significato, non lo cercano fuori da loro stessi.

Poi ci sono i fiori, gli alberi, i ruscelli, le nuvole. Nessuno di loro prega, essi stessi sono una preghiera.

E perché allora gli umani pregano?   Tra i tanti motivi antropologici, religiosi, sociali ecc. mi piace pensare che noi preghiamo per alzare la nostra “vibrazione”. Che non è quella del cellulare per intenderci. Preghiamo per trovare un senso alle nostre esistenze, preghiamo per interpretare le miserie del mondo che ci lasciano impotenti, preghiamo quando non possiamo fare nulla se non affidarci a qualcosa al di fuori di noi. Preghiamo di essere felici perché se noi stiamo bene, stanno bene anche gli altri che ci circondano. In questo senso penso che la suorina avesse ragione: le preghiere ci connettono a noi stessi in primis, ci riportano al momento presente spezzando la continua fuga nel futuro che caratterizza il nostro pazzo tempo.

Che le vostre preghiere siano fatte di parole a fior di labbra, di incenso, di pietre e sabbia e passeggiate nei boschi, non importa.

Non importa nemmeno a quale Dio vi rivolgerete.

Trovate la vostra Vibrazione e prendetevene cura. La vostra vita, le nostre interconnesse esistenze, hanno più senso di quello che immaginate.

Tornate a casa, aprite un quaderno e scrivete la vostra personale preghiera. Dovrà essere corta, concentrata e importante.  Poi imparatela a memoria, vi servirà più di quando possiate immaginare.

3 commenti Aggiungi il tuo

  1. simona ha detto:

    A me piacciono i tuoi post. Sono piccoli gioielli da custodire, simili a memorie antiche…

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    1. Valentina ha detto:

      Grazie di cuore di questo bellissimo complimento!

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  2. Nat Van de Bloem ha detto:

    Anch’io vedo la preghiera come te, tuttavia sono convinta che esista un Destino e che molto è già stato scritto dalla Necessità (Ananke), di conseguenza, tutto ciò che possediamo è il tempo presente, nonché il modo in cui decidiamo di viverlo.

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